Marx estetico by Sami Gandesha & Johan F. Hartle

autore:Sami Gandesha & Johan F. Hartle [Gandesha, Sami & Hartle, Johan F.]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2021-06-07T14:37:19+00:00

5. Capitalismo come religione

Nel corso dello sviluppo della sua teoria del feticismo delle merci, il nesso tra Verkehr e Verkehrung costringe Marx a lanciarsi in un’intricata analogia con il nebbioso regno della religione. Come ci ricorda Jacques Derrida in Spettri di Marx:

La necessità di rivolgersi a questa analogia viene presentata da Marx come una conseguenza della “forma fantasmatica” di cui ha appena analizzato la genesi. Se questo rapporto oggettivo tra cose (che abbiamo chiamato commercio tra merci) è in effetti la forma fantasmatica di un rapporto sociale tra uomini, allora dobbiamo ricorrere all’unica analogia possibile, quella della religione.362

Così come nella religione le creazioni del cervello umano appaiono come esseri indipendenti dotati di una vita autonoma e indipendente, allo stesso modo nel mondo delle merci accade qualcosa di analogo con i prodotti materiali realizzati dalle mani degli uomini. L’unica analogia possibile “a portata di mano” è quella con la religione e il suo culto; con buoni motivi Marx non menziona mai la parola “ideologia” in questo contesto. Derrida ha giustamente notato che quello “religioso non è quindi solo un fenomeno ideologico o una produzione fantasmatica tra le altre”363. Tuttavia, la sfera religiosa a cui Marx fa qui riferimento allude a un tipo di religione molto particolare. Mentre il giovane Marx riteneva che il compito di criticare la religione fosse già stato svolto più o meno da Feuerbach e dai giovani hegeliani, il Marx maturo realizza un passaggio decisivo dalla critica della religione spirituale in quanto rappresentazione “celeste (verhimmelte)” (MEW, 3, p. 217) di condizioni empiriche alla critica di quella religione pratica che è la quotidianità capitalista. Così facendo, egli trasferisce i termini-chiave del linguaggio tipico della critica della religione, altrimenti obsoleti, nel dominio politico-economico del capitalismo. In questo modo, la carica polemica della teoria marxiana del feticismo delle merci viene realizzata attraverso la sintomatica discrepanza tra il linguaggio trapiantato della critica della religione e il suo oggetto profano ma dotato di natura sensibile-sovrasensibile.

In uno dei suoi frammenti giovanili pre-marxisti, Walter Benjamin ha paragonato il capitalismo a una religione. In quanto “fenomeno essenzialmente religioso”, il capitalismo è “una religione puramente cultuale, forse la più estrema che ci sia mai stata. Al suo interno, tutto ha un significato solo immediatamente in relazione diretta con il culto: esso non conosce dogmi particolari, non conosce teologia” (O, 7, p. 96). In altri termini, il capitalismo come religione si può paragonare a una forma molto particolare di religione: una religione pratica, una religione cultuale neo-pagana, che deve essere distinta dalle religioni monoteiste dotate di una teologia e una dogmatica.

Si può facilmente riconoscere nel capitalismo una religione se si tiene presente che il paganesimo originario ha sicuramente concepito per prima cosa la religione non come un’istanza “superiore”, “morale”, ma come l’interesse più immediatamente pratico, che cioè – in altre parole – esso aveva le idee altrettanto confuse del capitalismo attuale riguardo alla propria natura “ideale” o “trascendente”, e che piuttosto considerava gli individui della comunità che non avevano una religione o appartenevano a un’altra confessione come degli

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